La Comunità
La Comunità “santa Maria nel Silenzio” è una scuola di servizio del Signore, nella quale Cristo viene formato nei nostri cuori grazie alla liturgia, all’insegnamento della Responsabile e alla vita fraterna. Per mezzo della Parola di Dio, si ottiene una disciplina interiore e dell’azione, per poter giungere, con l’obbedienza allo Spirito Santo, alla purezza del cuore e alla memoria incessante della presenza di Dio. Fine di tutta l’organizzazione della nostra vita, è di essere intimamente unite a Cristo, perché solo in un intenso amore di ciascuna per il Signore Gesù possono fiorire i doni specifici della vocazione. Ogni membro sarà contento, perseverando in una vita semplice, nascosta e laboriosa, solo se non anteporrà assolutamente nulla a Cristo, che li conduca tutte insieme alla vita eterna (cfr. Regola di S. Benedetto, 72. 12). UFFICIO DIVINO E’ nella celebrazione liturgica che si manifesta in modo speciale il fine spirituale della comunità, e che si rafforzano e accrescono il senso profondo della vocazione monastica e la comunione dei fratelli. In essa si ascolta ogni giorno la parola di Dio, si offre al Padre il sacrificio di lode, si partecipa al mistero di Cristo e si compie mediante lo Spirito Santo l’opera della nostra santificazione. “Nulla si anteponga all’ufficio divino” (cfr. Regola di S. Benedetto, 43.3). La Liturgia delle Ore è celebrata dalla comunità, la quale, in unione con la Chiesa, esercita l’ufficio sacerdotale di Cristo, offrendo a Dio il sacrificio di lode e intercedendo per la salvezza di tutto il mondo. LECTIO DIVINA Un’assidua lettura spirituale è di grande sostegno alla fede in Dio dei fratelli. Questo importante esercizio della vita monastica, con il quale si ascolta e si rumina la Parola di Dio e si parla cuore a cuore con il Signore, è sorgente di orazione e scuola di contemplazione: della lettura quotidiana bisogna far scendere ogni giorno qualcosa… nella memoria, perché, di nuovo richiamato, sia ruminato con intensa frequenza. Tale lettura è utile anche a raffrenare l’animo, così che esso non si diletta a pensare cose estranee (Guglielmo di Saint-Thierry, Lettera d’Oro, cfr. 120 ; 122) VITA COMUNITARIA La nostra vita è cenobitica: cerchiamo Dio e seguiamo Cristo sotto una regola e una Responsabile in una Comunità stabile, che è scuola di carità fraterna. Poiché tutte le Sorelle hanno un cuor solo e un’anima sola, tutto è loro comune. Portando i pesi le une delle altre, adempiono alla legge di Cristo e partecipando alle sue sofferenze sperano di entrare nel Regno dei cieli. La legge della vita comune è l’unità dello spirito nella carità di Dio, il vincolo della pace nella reciproca e costante carità di tutte le sorelle, la comunione nel condividere tutti i beni. Le Sorelle cercano di sopportare le proprie infermità con somma pazienza e di servirsi umilmente l’un l’altra. Aiutano chi è debole, vacillante e malata con la preghiera e con una sollecitudine piena di premura e di affetto. STILE DI VITA Sull’esempio dei Padri di Cîteaux, che cercavano un rapporto semplice con il Dio semplice, il nostro stile di vita è semplice e frugale. Tutto nella casa di Dio è intonato al tenore della vita monastica, senza niente di superfluo, in modo che la semplicità stessa possa essere un insegnamento. LAVORO Il lavoro, soprattutto manuale, ci offre l’occasione di partecipare all’opera divina della creazione e della redenzione, e di seguire le orme di Cristo: esso gode sempre nella tradizione cistercense di una stima particolare. Tale lavoro ci procura il sostentamento e ci dà l’opportunità di essere solidali con la gente. E’ nello stesso tempo l’occasione di una fruttuosa ascesi, promuove l’evoluzione e la maturità della persona, favorisce la salute del corpo e dello spirito, e inoltre contribuisce alla coesione della comunità. RIASSUMENDO La nostra Comunità monastica è scuola del servizio divino, dove il Cristo si forma in noi mediante la liturgia, la meditazione della Parola di Dio (personale e comunitaria) e la vita solitaria e fraterna. E’ la Parola di Dio che ci istruisce, affinché, docili allo Spirito Santo, conseguiamo la purezza di cuore nella presenza di Dio. La vita monastica, come quella della Chiesa, è "nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura" (cf. DV 21) e ha il suo "culmine e fonte" nella liturgia (cf. SC 10). Attraverso la preghiera, la lectio divina e la liturgia, vogliamo aiutare la Comunità cristiana soprattutto a gustare la "sublimità della conoscenza di Cristo Gesù" (Fil 3,8). I membri dell’Eremo seguono le orme di coloro che, nei tempi passati, sono stati chiamati da Dio in solitudine. Come cittadini del cielo si fanno estranei alla condotta del mondo. Amanti del silenzio della carità, salgono la scala dell’umiltà per seguire Cristo –guardando a Maria come regula humilitatis-, anelano la pace interiore in cui si genera la sapienza, cercano la beatitudine promessa nella semplicità e nel lavoro. La famiglia monasticaè ordinata alla contemplazione, echi le appartienesi dedica al culto divino, tendendo alla preghiera costante, favorita dalla solitudine e dal silenzio, e offrendo alla maestà divina un servizio umile e degno, nella sobrietà, cioè vivendo nello stile monastico ed eremitico. Monaco significa solitario, e soltanto chi è capace di essere solo potrà costruire comunità. Per essere veramente insieme, occorre anche contemperare la fraternità con la solitudine, aspetto quest’ultimo che cerchiamo di vivere attingendo luce da Padre Romano Bottegal. La nostra testimonianza consiste semplicemente nell’essere una comunità cristiana e orante, aperta alla solidarietà con il mondo e che vive in profonda comunione con la Chiesa locale. Avendo un cuor solo e un’anima sola, i membri dell'Eremo cercano Dio e seguono Cristo in una comunitàstabile, scuola di carità fraterna. Portando gli uni i pesi degli altri, compiono la legge di Cristo e, partecipando alla Sua Passione, sperano di entrare nel Regno dei Cieli. La parola carità [...] è la meta ultima di ogni Regola e definisce la scuola benedettina: dilezione, dilatazione del cuore... Tutto ciò nella pazienza della stabilità e della perseveranza, la maniera che ci è propria di partecipare alle sofferenze del Cristo. Ecco il nostro "martirio", che dovrà essere allora sia un "martirio di amore" sia un "martirio di speranza". (cf. P. Christian, Capitolo comunitario, 16-III-96). Soprattutto con l’accoglienza, si offre l’umile servizio della gioia della nostra vita orante, fraterna e laboriosa, condividendo con quelli che come loro sono pellegrini, la pace e la speranza che Cristo è e dona largamente. Il vincolo della carità ci congrega nell’unità. I membri si aiutano mutuamente: nella risposta a Dio; a conoscere più in profondità e ad esprimere con maggiore efficacia, vitalmente –con fedeltà e creatività-, il patrimonio comune; inoltre, si animano e confortano nelle diverse difficoltà. Tale comunione si esprime e dettaglia nell’impegno a vivere la Regola comune,che tuttavia non livella, perché l’identità monastica non è qualcosa di fisso, semplicemente:se è vero che si riceve dalla tradizione, è una realtà in costruzione, perché ogni dono è al contempo un compito. L’identità non è qualcosa di fisso, ma tu, io, tutti la costruiamo!
 


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