PER PENSARE
19 febbraio: DIO DONA A TUTTA LA CHIESA E AL MONDO PADRE ROMANO BOTTEGAL!OGGI INFATTI E' IL GIORNO DELLA SUA NASCITA AL CIELO, IL GIORNO IN CUI IL SANTO TRAPPISTA, MONACO ED EREMITA, DIVIENE VERAMENTE DI TUTTI, DONO PER TUTTI, APPARTENENTE A CIASCUNO. 28 dicembre: DIO DONA ALLA CHIESA E AL MONDO P. ROMANO BOTTEGAL. Oggi è un giorno di grande festa per la Chiesa, quello dei santi Innocenti, e ancor di più lo è per chi commemora anche la nascita in questo mondo tenebroso dell’eremita missionario padre Romano Bottegal, luce splendida e forte –sicché occorrono fede e amore per 'sostenerla', cioè per accoglierla e gustarla-, luce al contempo così discreta e umile però da poter passare ancora inosservata. E la coincidenza liturgica non è un caso, bensì è il Volere dell'onnisciente Provvidenza di Dio, che, compiaciuto della piccolezza prediletta da Romano, ha deciso di accordargli anche il dono di conservare intatta la battesimale innocenza. E questa è come un candore luminoso che non riguarda solo il Nostro monaco eremita ma anche noi: è un candore che irraggia, che è frutto del sangue dell’Agnello, perciò fecondo di purezza -restituisce vita alla realtà che noi siamo, ‘macchiata’, ferita dal peccato- e di comunione, quella che gode chi cammina nella luce (cfr. I Gv 1,7). QUELLA SOFFERENZA CHE ACCOSTA AL MISTERO. Qualche considerazione alla luce delle Celebrazioni della sacra Famiglia e dei santi Innocenti. Quando Gesù ebbe dodici anni, alla fine di tre giorni di sofferta ricerca, i suoi genitori lo trovarono nel Tempio, seduto fra i dottori. E Maria allora interrogò suo figlio: “perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2, 48). Questo ‘perché’ sembra quasi far eco a quello di Giobbe: “Perché nascondi il tuo volto…?” (cfr. Gb 13, 24). La Madre interroga il figlio che era sembrato indifferente alla preoccupazione suscitata nei genitori, come, un tempo, Giobbe aveva posto domande a Dio intavolando poi con Lui un dibattito. Certo, Maria si rivolge a Gesù con immensa dolcezza: con l'amore e la convinzione che Dio non si disinteressa della sofferenza e angoscia di Giuseppe e sua. E il figlio risponde alla Madre accettandone l'atteggiamento come, un tempo, Dio aveva accolto quello di Giobbe, il quale, in ultima analisi, voleva vedere la Presenza divina (cfr. Gb 19, 25-26: "Ma io so che il mio Redentore vive [...] nella mia carne vedrò Dio"). Se il Signore non replica alle domande sulla sofferenza di chi è nel crogiolo della prova, il motivo è che tale risposta non è l'essenziale, perché il desiderio di Dio è di manifestarsi agli uomini, di approfondirne la ricerca (cfr. Gb 42, 5: "Adesso i miei occhi ti hanno visto"). Giuseppe e Maria "non compresero la parola che Gesù aveva detto loro" (cfr. Lc 2,50), non ricevono spiegazioni riguardo alla loro angoscia –come Giobbe-, e però hanno qualcosa di molto più importante che è loro rivelato prima dalle parole di Gesù (“non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?” [Lc 2,49]) e poi dal suo comportamento (“scese con loro a Nazareth e stava loro sottomesso” [cfr. v. 51]). Insomma, come Giobbe, ritornato a una vita felice dopo tanto dolore, anche i genitori di Gesù, dopo la prova della sofferenza, matureranno ancora di più nella consapevolezza della Presenza divina: vivranno ancora più profondamente alla Presenza di un Dio... 'sottomesso'. Similmente all’episodio narrato da Luca all’inizio del suo Vangelo, la Passione di Gesù si svolgerà a Gerusalemme, durante la Pasqua ebraica. Giuseppe e Maria che in angoscia si sono messi alla ricerca del Figlio e che, una volta ritrovatolo, ne ricevono la spiegazione che Lui deve essere nella Casa del Padre Suo (cfr. Lc 2,49), possono accostarsi in qualche modo ai discepoli addolorati e piangenti nei giorni della Passione, discepoli ai quali Gesù dovrà ribadire il suo percorso (dopo aver preannunziato loro di dover patire e risorgere [Lc 9,22], dovrà ricordare loro le sue parole [Lc 24,7.26.44.46 nelle varianti]). INFINE, non è forse vero che il silenzio di Maria al Calvario è divenuto il luogo di un'intensissima relazione con Dio, luogo che, oltre ad esprimere la vastità del dolore della Madre, ha fatto suo il ‘perché’ di Suo Figlio (cfr. Mc 14,34 ) e, con esso, quello di ogni uomo, ed è divenuto, in ultima analisi, il luogo dell’offerta e dell’accoglimento perfetti di ogni sofferenza innocente? E’ chiaro che, al Cuore trafitto della Madre -e a quello torturato di ogni 'giusto'-, può bastare unicamente Dio, quella visione di Dio che sembra negarsi nel momento della prova perché va preparata, perciò attesa, visione che accadrà nel mattino di Pasqua. E se Maria e i discepoli, dopo la Passione, il terzo giorno, non avranno molte spiegazioni da parte del Risorto, ne godranno la Presenza: Lo vedranno, cioè conosceranno in modo ben diverso Colui che tuttavia restava lo stesso di prima (cfr. Lc 24,39; leggi Breynaert, F., A l’écoute de Marie).
 


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